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Milano e la rivoluzione degli shopping center

Mentre il gruppo Esselunga, respinto l’assalto cinese, si appresta ad essere quotato in Borsa; Milano fa sempre più spazio ai grandi centri commerciali che stanno modificando l’aspetto ed il sistema commerciale della città. Una tendenza che, nonostante dubbi e detrattori, sembra essere positiva ed in crescita.

Lo scorso anno è stato inaugurato il City Life Shopping District, al centro dei tre grattacieli firmati dagli “archistar” Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind. Un’area di 366 mila metri quadri dove sono state costruite 530 unità residenziali e dove lavoreranno circa 9.000 persone. L’area commerciale copre 32 mila metri quadri con oltre 100 tra negozi, ristoranti ed una multisala. Il progetto si è rivelato molto interessante non solo per l’importanza del distretto “business & shopping” ma anche per l’opera di riqualificazione della zona con opere pubbliche di rilevanza sociale quali il Nido Babylife (il primo asilo nido del Comune di Milano interamente in legno e ad emissioni zero), il grande parco (valorizzato con la presenza di numerose opere d’arte contemporanea), la ristrutturazione del Velodromo Vigorelli ed il recupero strutturale e funzionale dell’ex Palazzo dello sport del 1923.

Anche Arese pensa in grande e, nonostante i dubbi siano ancora parecchi, sembra che il progetto stia davvero prendendo forma. Anche l’Italia avrà la propria pista da sci al coperto, proprio come Dubai: sarà la prima (e probabilmente l’unica) in Italia e si chiamerà Skidome: sorgerà accanto al centro commerciale di Arese, in pieno stile “emirati”. Ad Arese ha aperto un anno fa “Il Centro”, shopping center tra i più grandi d’Europa. Un’operazione importante che però ha riguardato solo un sesto di tutta la vasta area ex industriale, nella quale sorgeva lo stabilimento Alfa Romeo, che da anni rappresenta la più importante sfida urbanistica del territorio.

Lo Skidome, studiato per minimizzare l’impatto ambientale e risparmiare energia, sembrerebbe quindi essere vicino ad ottenere il “via libera” ai lavori: il progetto c’è già da due anni, insieme alla disponibilità dei municipi coinvolti e della regione. L’idea è stata sviluppata dall’archistar Michele de Lucchi, vincitore del Compasso d’Oro in più occasioni; architetto che ha firmato il Padiglione Zero di Expo e che si è occupato anche del Palazzo delle Esposizioni di Roma, del restauro del Museo del Design alla Triennale di Milano e della Fondazione Cini di Venezia.

Il progetto è ambizioso: la pista da sci indoor dovrebbe essere lunga 350 metri e larga 60, con altri 60 di dislivello, sempre ricoperta di neve, estate e inverno. Come detto, dovrebbe sorgere accanto a “Il Centro” di Arese, nato dalle ceneri dell’ex Alfa Romeo. Un progetto che fa parte di un accordo più ampio (Adp) per la riqualificazione dell’immensa area ex industriale dismessa. Sembra che ora, la segreteria tecnica della Regione Lombardia stia concretamente analizzando il piano presentato insieme ai tre sindaci coinvolti: Michela Palestra, sindaco di Arese, Alberto Landonio per Lainate e per Garbagnate Milanese Davide Barletta. A breve dovrebbe arrivare la pubblicazione delle varianti urbanistiche che porterà alla discussione nei consigli dei tre comuni interessati ed all’avvio ufficiale all’iter di costruzione. Dove c’era la catena di montaggio dell’Alfa ora lavorano più di 2.000 persone, ci sono 230 negozi e 25 ristoranti: è la creatura di Marco Brunelli, patron di Finiper e fondatore con Caprotti, nel ’57 di Esselunga.

Insieme alla pista verranno ovviamente realizzati un albergo e un’area di ristoro. L’operazione in tutto vale circa 50 milioni coperti dall’operatore sportivo interessato all’affare, Snowworld. Che tuttavia, viste le lungaggini burocratiche, potrebbe anche scegliere di puntare altrove. I detrattori ritengono si tratti di un progetto insensato visto e considerato che le montagne sono vicinissime. I Comuni però sono molto interessati al progetto, sia per l’interesse generale dello stesso, sia per i finanziamenti destinati ai trasporti pubblici che dovranno collegare Milano ed il polo di Arese.

Finiper, oltre che per Skidome si è fatto avanti per occupare altri 140mila metri quadri da riqualificare, proponendo nuovi spazi commerciali attorno ai quali ci sarebbe un forte interessamento di Ikea per l’apertura di un nuovo punto vendita.

A Segrate, invece, sono arrivati gli australiani del gruppo Westfield Corporation, pilotati da Antonio Percassi, inventore con la holding Odissea Srl, dell’Orio Center (appena ampliato) e dell’aeroporto di Bergamo. La Città Metropolitana, pur non riuscendo ad asfaltare le strade della Provincia ha realizzato, di concerto con il Comune di Milano il progetto “Hub Metropolitano Segrate-Porta Est”, atto a collegare il mega centro commerciale alla città. Un progetto, ovviamente, pagato dal gruppo australiano. E se questo non bastasse, il comune di Segrate, ha pronto anche lo studio di una “linea di trasporto pubblico vincolata aerea” che, attraverso il bacino dell’Idroscalo, connetterebbe l’aeroporto al centro commerciale ed ai servizi dell’area con la stazione ferroviaria. Quattro km di funicolare che trasporterebbero turisti internazionali in quello che è già considerato il principale “shopping mall” del Paese (604 mila metri quadri) nel quale è prevista anche l’apertura della prima sede italiana delle Galeries Lafayette mentre Uci Cinemas, allestirà 12 sale per 2.500 posti. Non mancheranno 300 negozi, un luxury village di circa 50 boutique ed oltre 50 ristoranti. L’inaugurazione è prevista per la fine del 2019.

E i piccoli negozianti? Niente paura, Confcommercio risponde studiando una strategia vincente, con un occhio alla tecnologia. Per evolversi e prosperare in questo scenario competitivo la chiave è la multicanalità e l’integrazione: negozi piccoli ma accoglienti per i clienti che non amano gli acquisti online ma senza dimenticare la costruzione e lo sviluppo di una solida (e consapevole) presenza online, Una strategia semplice ma efficace: qualità, vicinanza e comprensione del consumatore. Ovviamente è anche forte la richiesta alle istituzioni di penalizzare chi utilizza il suolo e, nel contempo, favorire il riuso degli spazi già costruiti. Un sistema in grado di favorire uno sviluppo reale della città e della società tutta sul virtuoso esempio del progetto di Eataly, che ha ristrutturato il teatro Smeraldo per il proprio punto vendita milanese e sfruttato il vetusto Air Terminal Ostiense per la sede di Roma.
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