Più rara, leggera e calda del cashmere, la vicuña è stata per secoli il tessuto degli imperatori Inca, poi dei sovrani europei, come Filippo II di Spagna, e delle dive di Hollywood, come la Garbo e la Dietrich.
Nella seconda metà del Novecento finì bandita perché l’animale dal quale viene ricavata rischiava l’estinzione. Oggi è tornata in commercio perché i peruviani hanno capito che tutelare il piccolo, simpatico camelide tosando il quale si ricava la vicuña non era soltanto un’ottima decisione sotto il profilo ecologico ma anche sotto quello del business.
Resta ancora oggi la lana più costosa del mondo, e la più difficile da ottenere per le case di moda perché da una singola vicuña si ricava in un anno tanta lana da farci solo una sciarpa.
Fortunatamente per il made in Italy, la moda ha compreso come il lusso sia attualmente un settore nel quale non soltanto la crisi non esiste ma ci sono ghiotti fatturati in attesa di chi sappia venire incontro alla sete di capi e accessori esclusivi che aumenta sempre più nei mercati emergenti.
La napoletana Kiton, fondata da Ciro Paone e ora diretta dal nipote Antonio de Matteis, amministratore delegato, ha scommesso forte sulla vicuña l’anno scorso con abiti da uomo da 20, 30 mila euro, i più cari del mondo: il costo al metro della materia prima è astronomico e il successo ha superato le aspettative.
Al punto che ora Kiton ha investito un milione di euro in ricerca e macchinari per lavorare e tingere la vicuña in modi inediti.
Risultato: una capsule collection di 15 capi per l’autunno-inverno. Abiti e cappotti, da uomo e donna in vicuña 100%, con il tessuto che è stato sottoposto a specifici trattamenti di tintura, che dal classico beige è anche disponibile in grigio, blu, e nel bianco della vicuña albina. Spigati, gessati, e pied de poule.
De Matteis spiega che «abbiamo acquistato e lavorato nei nostri laboratori del Lanificio Carlo Barbera a Biella questo prezioso tessuto, ad oggi già tutto venduto, tanto da non poter più al momento dar corso ad ulteriori ordini e richieste. Questa per noi è certamente la soddisfazione più grande: conoscere il nostro cliente fino ad anticiparne i desideri». A volte però la fantasia dei clienti extra lusso supera anche quella delle case di moda: nei mesi scorsi a de Matteis sono arrivate richieste per tre cappotti in vicuña, foderati di cincillà al costo di 95 mila euro l’uno. Soddisfazione professionale a parte, Kiton incassa fatturati in crescita continua, tanto che la sede milanese della napoletanissima sartoria fondata nel 1968 sarà dall’anno prossimo, anche se manca ancora l’annuncio ufficiale, il grande palazzo storico di via Pontaccio, ex Gondrand ed ex Ferré.
Il coronamento della vita professionale di Ciro Paone, da qualche anno costretto in sedia a rotelle ma tuttora presentissimo in ufficio a Arzano e in showroom a Milano, come agli appuntamenti fiorentini di Pitti. Proprio ieri, a Milano, don Ciro annuiva felice per i complimenti sulla collezione in vicuña e spiegava: «È la più bella». Poi, con mimica partenopea, concludeva sfregando pollice e indice insieme: «E la più cara».